Piove sul bagnato. In un momento in cui l’emergenza siccità mette a repentaglio il futuro delle aziende agricole e zootecniche in particolare. Non è facile prevedere quando potrà essere avviata la produzione del formaggio Ragusano dop. Il caldo anomalo di novembre conferma un 2020 che si classifica fino ad ora come il quinto più bollente mai registrato in Italia. La carenza di pascolo – per la forte siccità che ha causato lo stop dei foraggi –sta provocando il ritardato avvio della nuova campagna di caseificazione per la produzione del formaggio ragusano Dop. “Dopo lo stop dello scorso anno –commenta il direttore del consorzio di tutela del Ragusano Dop, Enzo Cavallo – causato dalle restrizioni per gli spostamenti del Covid 19 ed il blocco del sistema horeca, i produttori sono di nuovo in grande difficoltà: perchè In piena emergenza sanitaria, con la Sicilia dichiarata zona arancione, e con una campagna agraria che inizia nel peggiore dei modi”. Il ritardato avvio della nuova campagna avrà degli effetti devastanti, a cascata, sull’intera filiera. Il produttore non è certamente in grado di affrontare la persistente crisi ed i tempi imposti per la produzione del ragusano dop e di ammortizzare i lunghissimi “tempi di attesa”: il formaggio deve stagionare minimo 3 mesi, senza considerare che la stagionatura può protrarsi anche oltre i 12 mesi. “A conti fatti – aggiunge Cavallo- tra tempi morti e il periodo della stagionatura, l’allevatore, non sarà in grado di anticipare le somme necessarie per il sostentamento dell’azienda. Ecco perché stiamo lavorando per il cosidetto pegno rotativo. Un anticipo di somme da parte degli istituti di credito che dovrebbero avere come garanzia le forme di ragusano”.
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